Titolo opera: “Game”
Codice: 055
Artista: Porcelli Antonio (1949-1995) Acqualagna, (PS)
Anno opera: 1985
Nazione: Italia
Supporto: legno
Tecnica: brillantina di vetro, collage
Dimensioni: 50x70 cm.
Stile: Body-art, Performer
Corrente artistica: arte contemporanea
Stato conservazione: buono
Ubicazione opera originale: Parma scaff6B
Biografia:
Antonio Porcelli nasce ad Acqualagna (PS) nel 1949 e muore a Genova nel 1995.
Poliedrico ed in continua mutazione appare il lavoro di Antonio Porcelli, che, giunto a Genova alla fine degli anni ‘70 , da subito si inserì nell’esigua cerchia di artisti che cercarono di stimolare con idee e iniziative il contesto culturale artistico della città. Porcelli si forma scolasticamente in Urbino all’Istituto d’Arte d’Urbino e consegue il diploma al corso di Magistero-Sezione animazione, ceramica, legno e metallo.
Dal 1970 inizia il suo lavoro di insegnante, da prima in Sardegna fino al 1977 e poi dal 1978 a Genova, presso il Liceo Artistico Paul Klee , dove insegnerà
arti visive fino alla sua prematura morte.
Alla base di tutta l’opera di Porcelli c’è il tentativo di dimostrare la necessità di riacquisire il possesso del ruolo dominante dell’individuo, sia come soggetto che come esecutore dell’arte,
intenzione portata avanti con ironia, impegno e sperimentazione.
Elabora il suo lavoro in forma completa e matura dal 1983 al 1995.
Genova, nel 1999 gli dedica un premio “Antonio Porcelli”. Nello stesso anno il Museo di Arte Contemporanea Villa Croce di Genova, gli dedica una mostra antologica. Nel 1996 e nel 2005 il Comune di Acqualagna, di Cagli e il castello di Frontone espongono opere della collezione famiglia Porcelli.
Le opere della prima metà degli anni ’80 si rifanno alle immagini e ai prototipi della comunicazione di massa; insegne, luci al neon, silicone bianco e nero su ingrandimento fotografico, 104 x 73 cm. giochi elettronici con connotazioni neo-dada e pop e rimandi a una cultura futurista e sono realizzate con brillantine di vetro dal cromatismo acceso e violento. Dal 1986 l’artista si dedica sempre più esclusivamente all’attività perfomativa e alla produzione di video, rielaborazioni fotografiche e serigrafie legate alle performance: il discorso si incentra sull’uso del corpo come soggetto/oggetto della sua arte in una contaminazione tra body-art e pittura e con un accentuarsi della componente esistenziale nelle ultime prove dove i corpi diventano metafora di malattia e morte.
Dalla metà degli anni ‘80 inizia un’attività espositiva sistematica e sempre più intensa che lo porta da Cortina a Bari, da Milano a Firenze a Londra e a Claremont in Australia con mostre personali e numerose collettive,fino ad esordire con la sue prime performance del 1986 “Heroes juist for one night”, tenutasi allo Psyco Club di Genova, un locale “off”, aperto alla contaminazione tra diversi linguaggi .
Molte sue performance si tennero in spazi diversi da quelli tradizionalmente deputati all’arte: club, discoteche, spazi urbani chiusi o aperti, cave di marmo, ecc, ma il suo rapporto con le gallerie fu costante e proficuo e si concretizzò con esecuzioni del suo lavoro direttamente negli spazi espositivi, quando questi risultavano idonei all’esigenza del suo progetto, e con allestimenti delle sue istallazioni.
Mostre personali:
1984 Personale Centro d’Arte e Cultura Il Brandale, Savona.
Personale Galleria Le Prigioni, Sestri Ponente, Genova.
1985 Personale Libreria Il Sileno, Genova.
Personale Galleria Fluxia, Chiavari, (Genova).
Personale Galleria Piccini, Cortina, (Belluno).
Personale Galleria Bellosguardo, Cagli, (Pesaro).
1986 “Fuori Quadro”, Sarissola, (Genova).
“Contaminazione”, Bastione S. Remy, (Cagliari).
1987 Personale Libreria Insonnia, Alessandria.
Mostre collettive:
1984 “Apparenze” Centro d’Arte e Cultura Il Brandale, Savona.
Mostra Collettiva, Ufficio Ricerche e Documentazione Sull’Immaginario, Genova.
1985 Mostra Collettiva, Galleria Unimedia, Genova.
Mostra Collettiva, Palazzo beato Jacopo, Varazze (Savona).
“Contestualità, sei artisti liguri”, Sala I, Roma.
“Do You Like japan?”, Villetta di Negro, Genova.
XXV Concorso Internazionale della Ceramica, Gualdo Tadino, Perugia.
“Do You Like japan?”, Villetta di Negro, Genova.
Mostra Collettiva, Museo Archivio, Campagna, Salerno.
“Altri Soggetti”, Pieve di Cadore, Belluno.
“Nove Artisti per Planning, Planning, Genova.
“Aspetti della giovane pittura a Genova”Odessa.
“Specchi”, Spazio laura Poggi, Genova.
“Modi e maniere della nuova esteticità” V.S.V., Torino.
“Io Brillo”, Psyco Club, Genova.
1986 “Il paesaggio inquieto”, Galleria Unimedia, Genova.
“Gettin’tatoos, coloured bodies”, Psyco Club, Genova.
“Nuove Tendenze in Italia, tracce d’Arte presente e futura”,Galleria Grisanti, Milano; Parterre, (FI)
“Ultime dal Brandale”, Casa di S. Ubaldo, Gubbio (PG).
“Tattilotticoerotico”, galleria Graffio X Rated, Modena.
“Night for Heroes”, The Big Club, Torino.
“Halley’s Flash”, Porta Siberia, Genova.
“Basel 17”, Basilea.
“Heroes”, Centro d’Arte e Cultura Il Brandale, Savona.
“Una Situazione”, Palazzo Rocca, Chiavari, Genova.
“Heroes just for one night”, Galleria d’Art Room, Bologna.
“The Sea”, Quentin gallery, Claremont, (Australia).
“Vetrina delle produzioni giovanili dell’area mediterranea”, Firenze.
Mostra Collettiva, Gallerie Magnetiche, Cagliari.
Mostra Collettiva, Centro Culturale S. Andrea, Savona.
1987 “Effetto Placebo”, Galleria Murnik, Milano.
“GE.MI.TO”, L’ultima generazione artistica del triangolo industriale, Promotrice delle Belle Arti,
Torino.
“Giovani pittori in Liguria curata da Gianfranco Bruno, Viana Conti, Guido Giubbini, Franco Sborghi,
Museo di Arte Contemporanea Villa Croce, Genova.
“3 Video”, Centro d’Arte e Cultura Il Brandale, Savona.
“Milanopoesia”, performance Rotonda della Besana, Milano.
“Entro dipinta gabbia, a cura di: Andre B. Del Guercio, Sandro ricaldone, franco Sborghi,
Giandomenico Semeraro, Palazzo Lanfranchi, Pisa.
“Propilei”, a cura di Boris Brollo, Concordia S. Musile di Piave, Sommacampagna, Caorle.
“Da a Da”, a cura di E. Cirone e Giacinto di Pietrantonio, Comune di Auronzo di cadore.
“Atlante”, Galleria Unimedia, Genova.
“Equinozio d’Autunno”, a cura di Franz Paludetto, castello di Rivara.
“Di Versi in Versi”, a cura di Daniela Rossi, Galleria Mazzocchi, Parma.
1987 “Fourteen emergin italian artists from Liguria”, a cura di F. Sborghi e S. Ricaldone, Museo Italo
Americano, S. Francisco.
“Film Maker” (video), Milano.
Katia Lacoste gallery, San José, USA.
“Film Maker” (video), Milano.
“GE.MI.TO.2”, a cura di E. Cirone e di E. Di Mauro, Loggia della Mercanzia, Genova.
“The Chall nger” (performance), fattoria di Vigheffio, a cura di Daniela Rossi, Parma.
“Match”, (performance) a cura di Daniela Rossime Camillo Capolongo, S. Giuseppe Vesuviano.
Critica:
ANTONIO PORCELLI “ TRA SPLENDORE E METAFORA”, inaugurazione domenica al Furlo di Redazione
29 giugno 2013
FURLO – Si inaugura domenica 30 giugno alle ore 18.00 all’Abbazia di San Vincenzo al Furlo la mostra d’arte contemporanea dedicata ad Antonio Porcelli dal titolo “Tra splendore e metafora”. Con la mostra di alcune opere della “Collezione famiglia Porcelli”, si vuole omaggiare l’artista nato in Acqualagna nel 1949. Figura di spicco della scena artistica genovese ed italiana dell’Arte Contemporanea.
Ora a 18 anni dalla morte ancora una mostra per non dimenticare.
Dal 2009 questa Amministrazione- riferisce il sindaco Andrea Pierotti, ha promosso iniziative culturali, mostre e collaborazioni con Istituzioni, per valorizzare l’operosità e la creatività di concittadini che si sono fatti valere partendo da questo avamposto di confine. Vogliamo anche per Antonio Porcelli stimolare iniziative di ricerca documentale, da parte dell’Università di Urbino,dell’Accademia di Belle Arti, Istituzioni Provinciali e Regionali nell’ambito della cultura e dell’Arte , per ricomporre in modo organico il suo lavoro, con la disponibilità della famiglia, e destinare un luogo fisico idoneo a questo importante artista marchigiano.>
Quale ambiente migliore del suo luogo natio per mostrare una sintesi delle opere di Antonio Porcelli per non dimenticare e riflettere sull’opera di questo giovane artista marchigiano di spiritualità laica, nato in Acqualagna nel 1949 e morto a Genova il 24 giugno 1995 e nel contempo meditare su una generazione che, come Antonio, ha attraversato la crisi etico-culturale del cosiddetto secolo breve. Con questa mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Acqualagna con il contributo della famiglia Porcelli, dice l’Assessore alla Cultura Luigi Campanelli, si vuole continuare il suo viaggio, per non far spegnere quella splendida luce. L’immaginario artistico di Antonio sarà motivo di creatività per la realizzazione di una composizione originale di musica, un video e una manipolazione grafico-fotografica. Il miglior modo per non dimenticare, un work in progress di Arte nell’Arte; a lui sarebbe piaciuto. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 31 agosto e si concluderà con un concerto.
ANTONIO PORCELLI ALLA POLENA
Se per decorazione dobbiamo intendere, aderendo all'opinione espressa da Hermann Broch, una super-sofisticazione estetica che rende possibile il godimento al di là della coscienza di quanto -
nella vita - con esso contrasta, una sorta di "gioco della trasfigurazione" in stretto rapporto con vacuità e cinismo, dobbiamo altresì escludere l'ascrivibilità del lavoro di Antonio Porcelli ad
un tale ambito.
Benché l'impiego di materiali come la brillantina di vetro e la vivacità del colore possano condurre ad interpretarne l'opera come intervento cosmetico, il disegno che vi è sotteso sembra essere
di natura differente, prossimo assai più all'aggressività che all'edonismo.
Un'aggressività esperita non in forma diretta (distruttiva) bensì attraverso una disposizione omnivora che induce all'appropriazione di oggetti e superfici, ad inglobarli fisicamente e
metaforicamente ad un tempo ricoprendoli d'una velatura rilucente che costituisce un equivalente visivo della carica vitale che promana dal soggetto.
Di un simile atteggiamento sono testimonianza non soltanto gli attraversamenti di elementi architettonici (finestre) o di reperti d'altro genere (deflettori, porte di autovetture) esposti da Edoardo Manzoni ma, in forma anche più esplicita, i lavori caratterizzati da agglomerati e colature di una sostanza ghiaiosa che tende a (o minaccia di) espandersi senza freno. O, in altre guisa,la pratica del body painting - cui si riporta Heroes Crossing, performance presentata a partire dall'estate scorsa in numerose città - che applica ai corpi ed al movimento questa incoercibile urgenza assimilatrice.
Stenlio Rescio, 1987
ANTONIO PORCELLI: INTERVISTA
SR - Heroes Crossing, la tua performance, muta (si potrebbe dire che "cresce") ad ogni nuova presentazione,
AP - La rielaboro in funzione dell'ambiente e delle disponibilità, tenendo ferma la struttura di fondo ed il carattere multimediale dell'evento. A Cagliari, per Contaminazioni, ho aggiunto tre personaggi ed una grande camera d'aria, una specie di pallone. E' una cosa che ho pensato quando mi hanno detto che la performance si sarebbe svolta in uno spazio sotterraneo, molto ampio, diramato in corridoi. A Firenze (Vetrina della Biennale Giovani) eravamo invece in un locale abbastanza piccolo, all'interno di una discoteca. A Cagliari invece, come accennavo, c'era spazio, c'erano dei tunnel, una situazione complessa, e allora ho pensato di gonfiare questo pallone in plastica blu, pesante, da cui fuoriusciva un tubo dello stesso materiale, lungo all'incirca trecento metri, che si svolgeva per tutto l'ambiente, pavimento, tra i muri, il soffitto. La gente era disposta in mezzo, sotto, fra i tubi. C'erano due monitor di fianco al pallone e altri due in fondo alla sala. La telecamera stava all'interno del pallone e mandava in diretta la vestizione…
SR - La pittura dei corpi.
AP - Appunto. I performers erano cinque e l'operazione ha preso circa tre quarti d'ora. Dapprima la camera inquadrava solo qualche particolare: una spalla verde, una nuca, poi i modelli hanno cominciato a muoversi davanti alle scene (che erano tre, realizzate da Monica Sarsini). Alla fine ho lacerato il pallone lateralmente e loro hanno attraversato lo spazio danzando, o comunque muovendosi fra la gente e sono usciti. Quest'ultima parte sarà durata più o meno sette minuti.
SR - Hai intenzione di portare avanti ancora questo progetto?
AP - Sì, ne ho parlato con Andrea Murnik che mi ha proposto di ripetere la performance nella galleria che ha aperto di recente a Milano, forse in concomitanza con Effetto placebo, la mostra che inaugurerà - penso - il ventiquattro di questo mese.
SR - Di Genova oltre a te ci saranno Andrea Crosa e Sergio Pavone, se non sbaglio… Mi sembra di aver sentito parlare di una presentazione di Barilli.
AP - Così sembra. A Milano, poi, ho intenzione di utilizzare personaggi non solo dipinti ma profumati. Vedremo cosa ne esce.
SR - E il video che hai realizzato, che rapporto ha con la performance?
AP - I video in realtà sono tre. Ho delle riprese della primissima prova che ho fatto con Carlo Melis e un'altra ragazza in Sardegna quest'estate, nella zona dei menhir di Monte Su Crobu, a Castiales. Devo però montarli. Poi c'è Hero Crossing, ricavato dal materiale per la prima vera rappresentazione. Esiste un premontaggio fatto con Di Todaro e il montaggio definitivo eseguito in collaborazione con lo Studio Dueffe di Genova. Infine c'è Fair Play, realizzato con Pangrazio e Gallianini, in cui il rapporto con la performance è ormai solo indiretto nel senso che non c'è assolutamente l'idea di documentare qualcosa. Siamo partiti dalla registrazione di qualche sequenza, elaborandola con uno strumento che si chiama Fairlight e poi montando, senza nessuna sceneggiatura (cosa che non è stata certamente facile: occorre legare costantemente immagine a immagine…). Si vedono personaggi che si muovono ed "entrano" nel colore, vuoi per effetto dei "fuori fuoco", vuoi perché l'inquadratura si restringe ad un particolare. Dura un po' meno di sette minuti. Quel che mi ha interessato è la possibilità di mettere la pittura in movimento, non più attraverso il corpo ma usando una strumentazione elettronica che permette altre soluzioni, diversamente inimmaginabili.
SR - Non temi però che, passata la fase di sperimentazione del mezzo, questo modo di fare il video, basato in pratica soltanto sull'elaborazione dell'immagine, finisca abbastanza per rìrivelarsi abbastanza inutile standardizzato? Che si finisca in una specie di vicolo cieco?
AP - In questo momento non vedo niente del genere. D'altronde io non sono un videomaker, voglio dire che mi interessa esplorare le possibilità del video non rinchiudermici e non fare nient'altro. E il video, oggi, mi consente di trovare immagini forti. Mi serve un'emissione di colore, un ritmo, più che un racconto o dei significati. D'altronde il titolo che ho scelto è abbastanza eloquente,esprime bene la mia intenzione di giocare "a carte scoperte".
(intervista raccolta da Stenlio Rescio 1987)
PORCELLI A CELLE LIGURE
La mostra di Antonio Porcelli - curata per il Comune di Celle Ligure, nell'ambito del ciclo "Nuove Proposte", da Stelio Rescio - riepiloga il "già consistente accumulo di esperienze" attraversato dall'artista nel corso dell'ultimo quinquennio, in un percorso che da "Apparenze e altri oggetti", allestita da Enzo Cirone presso il Centro d’Arte e Cultura Il Brandale di Savona (1984) giunge sino alla recentissima "Ordine e disordine" (Rimini, settembre- ottobre 1988) in cui Renato Barilli ha raccolto alcune fra le ricerche piuù stimolanti emerse sulla scena contemporanea.
Benché caratterizzato da una consapevole multilateralità, il lavoro di Porcelli si articola in una riqualificazione estetica della quotidianità che ne investe le componenti ambientali, corporee ed oggettuali "dilatando lo spazio della comunicazione visiva sino ad oltrepassare la linea di demarcazione fra arte e vita"
(Stenlio Rescio).
All'opposto della strategia Fluxus che istituiva l'artisticità dell'evento banale, Porcelli proietta l'oggetto d'uso (che è nel contempo - come nel caso del casco da motociclista incluso in "Great Circle", 1987 - residuo e simbolo dell'attualità) in una sfera "altra", investendolo con una smagliante iper decorazione realizzata con brillantine di vetro od assoggettandolo ad una mutazione fantastica con l'intro durvi una materia aliena che ne deborda in escrescenze inquietanti.
Il richiamo all'immaginario di massa immette in una griglia di rimandi linguistici incentrati, come nota Rescio in catalogo, sulla riconsiderazione dell'esperienza pop, assunta come punto di partenza di un cammino che non tende all'assunzione tel quel dell'oggetto od a mimare nell'iterazione dell'immagine la serialità del processo produttivo, bensì ad una sua radicale ri-semantizzazione.
Un indirizzo, questo, che trova conferma anche nella ricerca condotta sulla dimensione della corporalità con il body painting in cui la pittura - seconda pelle flagrantemente innaturale - diviene strumnento di riappropriazione del corpo, definendolo al tempo stesso come "segno e misura dello spazio" (Sborgi).
Stenlio Rescio (1988)
io e Antonio, dopo il 77 … , probabilmente fu quell’anno che partimmo da Genova il giorno che finirono le lezioni al liceo dove insegnavamo, e facemmo il tour del mediterraneo … genova, sardegna, sicilia, tunisia, di nuovo sicilia e sardegna…. rientrammo a Genova lo stesso giorno in cui re-iniziavano le lezioni, e scesci dal traghetto salimmo a scuola abbigliati più o meno così …
Questa foto è un omaggio a quei bei tempi e a lui, a chi se lo ricorda, a chi gli ha voluto bene.
(Marco Firinu)